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giovedì 9 aprile 2020

IL DPCM DI CONTE DISTRUGGE L’ITALIA: AD OGNI ITALIANO COSTA 800 EURO AL MESE



La follia di Conte costa all’Italia 47 miliardi al mese (il 3,1% del Pil italiano). Si tratta di 788 euro pro capite al mese nella media italiana, 951 euro al Centro-Nord contro i 473 al Sud. È la stima dello Svimez, che parla di “uno shock esogeno senza precedenti per il Nord e per il Sud” e calcola che oggi ci sono oltre 5 impianti fermi su 10 in Italia. ​

Nella media nazionale, senza considerare i settori dell’Agricoltura, le Attività finanziarie e assicurative e la Pubblica Amministrazione, crollano del 50% fatturato, valore aggiunto e occupazione. Il blocco colpisce duramente, sia pure con diversa intensità, indistintamente l’industria, le costruzioni, i servizi, il commercio.

A livello territoriale, sono più interessate le regioni del Nord soprattutto in termini di valore aggiunto (49,1%, circa 6 punti percentuali in più rispetto al Centro e al Mezzogiorno). In termini di occupati interessati la forbice si annulla tra Nord e Sud: 53,3% nel Nord, 51,1% al Centro e 53,2% nel Mezzogiorno. In termini di unità locali, le differenze territoriali si ribaltano, segno di una maggiore parcellizzazione del tessuto produttivo nel Mezzogiorno dove le unità locali interessate dal lockdown raggiungono il 59,2% a fronte del 56,7 e del 57,2% rispettivamente nel Centro e nel Nord.

​Il Pil italiano nel 2020, considerando una ripresa delle attività nella seconda parte dell’anno, si ridurrà dell’8,4%, dell’8,5% al Centro-Nord e del 7,9% nel Mezzogiorno. La stima della Svimez considera il solo impatto del decreto ‘Cura Italia’. “Ulteriori interventi espansivi – si legge – potrebbero attenuare la dinamica recessiva”. Il profilo trimestrale 2020 evidenzia un impatto più rilevante nel primo semestre nelle regioni del Centro-Nord epicentro della crisi sanitaria. Il rimbalzo positivo, invece, che ci si attende con il venir meno del lockdown per Svimez sarà più intenso nelle regioni del Centro Nord. Il Mezzogiorno incontra lo shock in una fase già tendenzialmente recessiva, prima ancora di aver recuperato i livelli pre-crisi, ancora inferiore di 15 punti percentuali rispetto al 2007 (il Centro-Nord di circa 7).

Attualmente sono ‘fermi’ in Italia circa 2,5 milioni di lavoratori indipendenti: oltre 1,2 milioni al Nord, oltre 500 mila al Centro e quasi 800 mila nel Mezzogiorno. Si tratta, sottolinea Svimez, in larga parte di autonomi e partite Iva: oltre 2,1 milioni, di cui 1 milione al Nord, oltre 400 mila al Centro e quasi 700 mila nel Mezzogiorno. Sono i lavoratori più fragili, e più a rischio povertà.

Le perdite di fatturato e reddito lordo operativo di autonomi e partite iva – calcola la Svimez – sono piuttosto uniformi a livello territoriale. La perdita complessiva di fatturato è di oltre 25,2 miliardi in Italia, così distribuiti territorialmente: 12,6 al Nord, 5,2 al Centro e 7,7 nel Mezzogiorno. Una distribuzione territoriale simile si osserva per le perdite di reddito operativo: circa 4,2 miliardi in Italia, di cui 2,1 al Nord, quasi 900 milioni circa al Centro e 1,2 milioni nel Mezzogiorno. La perdita di fatturato per mese di inattività ammonta a 12 mila euro per autonomo o partita iva, con una perdita di reddito 3 lordo di circa 2 mila euro, 1.900 e 1.800 per mese di lockdown rispettivamente nelle tre macroaree.

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