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martedì 3 dicembre 2019

“La Regione ha stangato i disabili e le loro famiglie”: Borgonzoni denuncia la vergogna targata PD



Una situazione “discriminatoria”. Una legge regionale che “ha fatto da scudo” ai Comuni per realizzare regolamenti “illegittimi” che drenano risorse a chi ne avrebbe più bisogno. La denuncia arriva dall’Emilia Romagna e infiamma un già acceso dibattito politico in vista delle elezioni del prossimo 26 gennaio.

“Anni di tariffe fuorilegge – attacca Lucia Borgonzoni – La Regione ha stangato i disabili e le loro famiglie”.

Lo “scandalo targato Pd”, così lo definisce la candidata di centrodestra, arriva nella Giornata internazionale delle persone con disabilità. E vede sul terreno dello scontro non tanto, o non solo, le forze politiche, ma anche l’associazione Prima gli Ultimi che si batte per la tutela dei diritti dei disabili. Tra i (tanti) problemi da affrontare, c’è pure quello della “compartecipazione” da parte delle famiglie ai servizi erogati dai comuni emiliani: i disabili che frequentano un centro socio-occupazionale diurno, un centro assistenziale o un centro residenziale, infatti, non sempre possono farlo gratuitamente. Una parte del servizio viene finanziato dal Fondo per la non autosufficienza della Regione, il resto è a carico dei Comuni. I quali, però, chiedono alle famiglie dei disabili una “compartecipazione”. Ovvero un obolo in base al proprio reddito.

I meccanismi di calcolo sono stabiliti da specifici regolamenti comunali per l’accesso alle prestazioni assistenziali. L’associazione li ha analizzati e ha scoperto che in alcuni casi tra i “redditi aggredibili” vengono considerate anche le indennità di invalidità (280 euro) o di accompagnamento (500 euro) che il disabile ottiene dallo Stato. Cosa vuol dire? Che per decidere se e quanto una famiglia deve versare per i servizi ricevuti, non si tiene conto solo dell’Isee, ma anche di “ogni altra entrata disponibile”. Dunque pure delle indennità varie, nonostante non si possa certo considerarle un reddito vero e proprio. “Questo significa – spiega l’associazione – che un disabile con Isee pari a zero, e che vive quindi solo della sua pensione di invalidità, dovrà pagare lo stesso il servizio”. Un’ingiustizia.

Per redigere i regolamenti, i Comuni hanno fatto riferimento ad una legge regionale del 2009 che, all’articolo 49, consente di inserire tra gli elementi “per valutare la situazione economica equivalente” del disabile, anche quelle “eventuali indennità di carattere previdenziale e assistenziale” considerate “esenti ai fini Irpef”. Tutto regolare? Non proprio. Nel febbraio del 2016 il Consiglio di Stato, infatti, aveva vietato di “mettere le mani” sulle pensioni di invalidità. Direte: dopo tre anni Comuni e Regione si saranno adeguati. E invece no. Mentre il governo ha emesso un Decreto legge per stabilire “che sono esclusi” dall’Isee tutti i trattamenti assistenziali percepiti “in ragione dalla condizione di disabilità”, nessuno nella giunta Bonaccini si è preso la briga di correggere il tiro a livello regionale.

Del caso è stato investito il difensore civico e dopo le interrogazioni delle opposizioni, lo scorso luglio, l’Assemblea legislativa ha approvato un ordine del giorno che impegnava la Giunta a trovare un rimedio. Oggi, ne va dato atto, la modifica redatta dalla Giunta diventerà effettiva e la norma incriminata verrà abrogata. Giustizia è fatta, direte. Già. Ma nel frattempo, per anni, diversi disabili hanno pagato cifre “alterate e maggiorate” a causa “di questi calcoli illegittimi”. “Come pensa di agire la Regione? Le famiglie verranno risarcite?”, si chiede Laura Schianchi, presidente di Prima gli Ultimi. Borgonzoni, dal canto suo, ha promesso che in caso di vittoria alle elezioni istituirà un “Fondo di ristoro” per rimediare alla “truffa”.

C’è poi un’altra questione. Nell’indagine, infatti, l’associazione ha scoperto un’altra anomalia: la “disomogeneità” nei costi dei servizi comunali per la fruizione del “medesimo servizio”. “In una stessa Asp, con lo stesso personale e l’identica disabilità – spiega Schianchi – persone con pari Isee pagano chi 16 e chi 48 euro al giorno in base alla residenza”. Una differenza oltre il 100%. E questo, attacca Borgonzoni, “non è più tollerabile”.

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