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giovedì 5 dicembre 2019

Abusi nella Chiesa, i numeri della vergogna: “In Italia circa 4.000 preti pedofili e 1 milione di bambini violentati”



Duecentonovantotto consacrati incaricati in Italia risultano essere stati chiamati in causa per abusi sessuali ai danni di minori. Centoquarantaquattro sono quelli che hanno confessato o che sono già stati giudicati come colpevoli nei tribunali. Vale la pena sottolineare sin da subito come la fattispecie degli abusi possa essere estesa o considerata riferibile anche a quelli commessi – in circostanze che sembrano però essere davvero minoritarie – ai danni di quelli che la Santa Sede chiama “adulti vulnerabili”

In Vaticano si è parlato anche di quel genere di abusi. In specie durante l’incontro straordinario sulla protezione dei minori voluto dal vescovo di Roma, ossia il summit straordinario che si è tenuto nel febbraio del 2019. Ma il discorso, che riguarda per lo più quanto subito dai minori, non cambia: i dati, che sono stati diffusi dalla Rete l’Abuso, sono drammatici. Le stime ipotizzabili presentate dalla medesima associazione fanno riflettere con una facilità persino maggiore di quella espressa per la prima casistica: la forbice dei sacerdoti pedofili oscilla, stando a quanto si legge sul sito della realtà indicata, tra i mille, che è il numero minimo, ai quattromila, che è la cifra massima dichiarata. Sono statistiche presumibili che riguardano la nostra nazione. E il fatto che la natura di questi episodi, per ciò che concerne l’Italia, sia sporadica, rischia di essere smentito di netto.

Il Belpaese non è stato sconvolto dal “collasso morale” – così come lo chiama Benedetto XVI – della Chiesa cattolica. Il Cile, gli Stati Uniti, l’Australia, la Francia e la Germania: sono queste le nazioni di cui abbiamo raccontato con costanza in questi anni in relazione agli abusi commessi da ecclesiastici. Per dirne una: alcune diocesi statunitensi sono fallite o quasi a causa dei risarcimenti dovuti alle vittime. Da noi non è ancora accaduto. Ma sembra appunto che l’Italia possa entrare a far parte di questo elenco: quello delle nazioni in cui la Chiesa cattolica deve affrontare, e con urgenza, la questione.

Il Vaticano, anche dopo la serie di scandali che ha sollevato più di una bufera attorno a qualche alto ecclesiastico (si veda, per esempio, il caso dell’ormai ex cardinal Theodore McCarrick), non tollera più i comportamenti delittuosi degli appartenenti al clero: quando non si tratta di fumus persecutionis o di voci non confermate dalle indagini interne, ormai si tende a procedere nell’immediato con quanto previsto dal diritto canonico. Sempre che le norme siano considerate sufficienti. Ma ogni tanto si scopre di qualche sacerdote che viene “spostato” di diocesi o di parrocchia.

La “linea della tolleranza zero” di Joseph Ratzinger, che rimane il Papa recordman per numero di consacrati “spretati”, ha avuto i suoi effetti. E Papa Francesco non è tornato indietro, anzi. Per quanto durante questo pontificato le accuse di pedofilia siano arrivate ad interessare persino il prefetto della Segreteria per l’Economia, il cardinale George Pell, che ora si trova in carcere in Australia, ma che potrebbe essere giudicato in modo diverso rispetto al primo grado per il tramite dell’appello.

Non deve stupire più di tanto, comunque sia, che l’Italia non possa definirsi estranea al “collasso morale”. Il caso del San Pio X – sul quale la Santa Sede ha indagato almeno nel corso degli ultimi due anni e per il quale è stato rinviato a processo anche Don Gabriele Martinelli, è abbastanza emblematico. Prima i libri di Gianluigi Nuzzi, poco dopo le Iene: come direbbe Jorge Mario Bergoglio, “la pentola” sembra essere stata “scoperchiata”, ma in questo caso soprattutto da fuori le mura leonine. I racconti delle presunte vittime e dei presunti testimoni sono stati fondamentali. Per quanto si debba comunque attendere gli esiti processuali.

All’interno di un pre-seminario del Vaticano potrebbero essere accaduti fatti di questa tipologia e di questa gravità. Cosa potrebbe accadere, con continuità, nelle periferie, che possono non essere sottoposte a un controllo troppo serrato? Papa Francesco, in questi sei anni e mezzo di pontificato, ha ribadito qual è l’avversario da abbattere: il clericalismo. L’ex arcivescovo di Buenos Aires ritiene che siano le distorsioni dei rapporti tra i membri del clero a contribuire agli abusi sessuali.

Il papa emerito Benedetto XVI, dal suo canto, è invece tornato sull’argomento, centrando la sua riflessione scritta sulle conseguenze dovute all’innesto dell’ideologia sessantottina all’interno della Ecclesia. Una posizione – quella del teologo tedesco – che è stata stigmatizzata dal fronte progressista. Il papa emerito ha fatto intendere come la liberalizzazione dei costumi, che ha fatto la sua comparsa in contemporanea con il 68′, abbia sconvolto l’assetto ecclesiastico. Poi c’è il cosiddetto “fronte tradizionale”, che associa il dramma della pedofilia a quella che i tradizionalisti chiamano “agenda omosessualista”. La disamina sulle cause, dinanzi certe rilevazioni numeriche, possono passare in secondo piano.
Le stime sulle vittime: forse un milione solo in Italia
Se è vero che di sacerdoti italiani pedofili ne esistono migliaia, allora è lecito anche parlare di migliaia di vittime L’equazione, nella sua freddezza, diviene purtroppo semplice. Citiamo tuttavia pure qualche cirfra che non può essere verificata in maniera certosina. Se non altro perché è abbastanza noto di come insabbiamenti e dubbi di natura morale – questi ultimi attribuiti spesso anche alle famiglie e non solo alle povere vittime – possano influire sia sul numero di denunce sia sulla facoltà di poter analizzare il fenomeno nella sua interezza. Il totale, insomma, è di difficile individuazione.

Ma un numero di riferimento viene comunque riportato: “I minori violentati potrebbero arrivare nel nostro Paese fino al milione”, fanno presente sempre da Rete l’Abuso. Qualche Stato, come quello australiano, pensa che un modo utile a far cadere qualche muro di silenzio sia quello di legiferare sul segreto confessionale, che per certi progressisti dovrebbe venire meno. I sacerdoti, dal canto loro, segnalano come la confessione sia, in realtà, uno dei pochi strumenti tramite cui si può giungere ad avere contezza degli abusi. 

Quello – dicono – è il luogo in cui si trova il coraggio di parlare. Guardando bene, però, il limite vero deriva dalla mancanza di denunce, provengano queste dai sacri palazzi, dalle parrocchie, dalle vittime o dalle famiglie. Pure per questo, il Santo Padre ha deliberato sull’obbligo di segnalazione per tutti coloro che, facendo parte della Chiesa cattolica, vengono a sapere di abusi. Il Papa ha stilato Motu proprio ad hoc: Vox estis lucis mundi. Ma il sistema di prevenzione italiano funziona?

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