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martedì 1 ottobre 2019

Processo Etruria, beffa per i truffati: condannati 9 impiegati, assolti tutti i dirigenti. Ira dei risparmiatori


Si è concluso il processo sul crac di Banca Etruria nel filone che riguarda la truffa ai clienti. Alla sbarra c’erano gli ex dirigenti e alcuni funzionari dell’istituto di credito aretino, accusati di aver truffato i risparmiatori non informandoli sui rischi delle subordinate emesse da Bpel (Banca popolare dell’Etruria e del Lazio) nel mese di luglio e nell’autunno del 2013, poi azzerate dal decreto Salva banche.

Quattro condanne a dieci mesi di reclusione e nove assoluzioni con formula piena: è questo il bilancio dei verdetti di primo grado del tribunale di Arezzo, presieduto dal giudice Angela Avila in composizione monocratica.

 Gli imputati principali sono stati assolti perché il fatto non sussiste e non è stato commesso alcun reato: si tratta dei dirigenti Luca Scassellati, Federico Baiocchi Silvestri, Samuele Fedeli e Luigi Fantacchiotti. Dovevano rispondere di istigazione alla truffa, per i quali il pm Iulia Maggiore aveva chiesto condanne tra 3 anni e 2 anni e mezzo perché, secondo l’accusa, avrebbero pressato i direttori delle filiali a vendere le obbligazioni subordinate a un pubblico indistinto.

 Degli altri nove imputati, direttori di filiali e impiegati che materialmente vendettero i titoli ai risparmiatori, accusati di truffa aggravata e per i quali era stata chiesta la condanna a un anno e mezzo di reclusione, cinque dipendenti della banca sono stati assolti con la stessa formula dei quattro dirigenti, mentre quattro funzionari sono stati condannati a dieci mesi con la non menzione.
Rabbia dell’associazione vittime del decreto Salva banche
“Il primo grado del processo per truffa si conclude con un verdetto che condanna gli esecutori ma non i ragionevoli mandanti”, si legge in un comunicato diffuso da Letizia Giorgianni, presidente dell’Associazione Vittime del Salva banche. “Assolti i dirigenti, condannati invece 4 direttori di filiale.

Aspettiamo ovviamente di conoscere le motivazioni di questa sentenza ma appare evidente che si voglia far crollare l’ipotesi avanzata dalla Procura di Arezzo dell’esistenza di una cabina di regia composta dai dirigenti che verosimilmente avrebbe spinto i semplici dipendenti a piazzare titoli alla clientela nascondendone la pericolosità, attraverso un sistema di premi e punizioni. Ma la tesi della procura non ha convinto il giudice Angela Avila. Assolti per insussistenza dei fatti Scassellati, Fantacchiotti, Baiocchi De Silvestri e Fedeli, condannati invece quattro direttori di filiale”.

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