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martedì 18 dicembre 2018

SVENTATO ATTACCO AL VATICANO, IN MANETTE SOMALO


Una bomba nella "chiesa più grande" d'Italia nel giorno di Natale o poco dopo, quando in quel luogo ci sono "il Papa e tanta gente, è pieno pieno pieno". E' quanto stava progettando il 20enne somalo Mohsin Ibrahim Omar, alias Anas Khalil, noto sui social come Yusuf, lo stesso nome della scuola coranica estremista di Nairobi dove si sarebbe radicalizzato, che voleva compiere un attentato nella Basilica di San Pietro a Roma, cuore della cristianità.

Le intercettazioni Le intenzioni di Ibrahim emergono - secondo la magistratura barese - dalle intercettazioni che hanno portato al suo fermo a Bari, nei giorni scorsi per terrorismo. Ora Ibrahim, dal carcere del capoluogo pugliese dove è detenuto da quattro giorni, non si descrive agli inquirenti come un terrorista, ma dice che "se Dio vuole, se serve alla causa, bisogna farlo, bisogna uccidere".
È stato convalidato il fermo del 20enne somalo M.I.O., bloccato e condotto in carcere a Bari nei giorni scorsi per i reati di associazione con finalità di terrorismo, istigazione e apologia del terrorismo, aggravate dall’utilizzo del mezzo informatico e telematico. Il gip del Tribunale di Bari, Maria Teresa Romita, ha convalidato il provvedimento eseguito lo scorso 13 dicembre.

Grazie a intercettazioni telefoniche e telematiche, gli investigatori della Digos hanno raccolto numeroso materiale sospetto in possesso del 20enne, riconducibile nei contenuti alla tipica ideologica jihadista.

Il fermo d’urgenza si è poi reso necessario, all’indomani dell’attentato di Strasburgo, per alcune fotografie relative al Vaticano che il 20enne aveva scaricato da internet. Sabato mattina, assistito da un difensore di fiducia e da un interprete, l’indagato, nell’udienza di convalida davanti al gip, ha respinto le accuse Mohsin Ibrahim Omar, noto come Anas Khalil, il 20enne somalo in carcere a Bari dallo scorso 13 dicembre per terrorismo internazionale, è ritenuto dalle agenzie per la sicurezza Aisi e Aise come affiliato al Daesh in Somalia e in contatto con una sua cellula operativa.

E’ quanto emerge dalle indagini della Digos della Questura di Bari, coordinate dalla Dda.

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