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giovedì 6 febbraio 2020

MIGRANTE PESTA 11 POLIZIOTTI IN 48 ORE: E POI APPICCA 3 INCENDI



Il detenuto marocchino che due giorni prima aveva scatenato il caos all’interno del carcere di Parma, appiccando il fuoco alla cella e picchiando 8 agenti della penitenziaria, ieri ha replicato.

Ieri mattina l’africano è andato improvvisamente di nuovo in escandescenza: prima ha rotto i suppellettili nella cella e poi, come già fatto due giorni prima, ha provato ad ostruirne l’accesso al personale in servizio tentando anche di dare fuoco ad alcuni oggetti. Gli agenti intervenuti sono riusciti a riportare l’ordine e hanno trasferito lo straniero in un altro reparto. Al che uno si chiede: se un detenuto dà fuoco alla cella, come mai dopo due giorni ha di nuovo un a disposizione ‘il fuoco’? Perché non è in cella di isolamento?

Ma dopo il trasferimento, l’extracomunitario, in preda ad una furia incontenibile, ha iniziato a devastare anche la nuova cella tanto che ha appiccato un altro incendio, questa volta nel bagno della cella. Al che poniamo ancora la domanda: perché dopo poche ore aveva ancora a disposizione ‘il fuoco’?

I poliziotti sono dovuti di nuovo entrare in azione per spegnere le fiamme che avevano già generato un’intensa coltre di fumo tale da costringere tre agenti a ricorrere alle cure del pronto soccorso.

Il Sinappe nel comunicato ha denunciato l’accaduto e ha chiesto con assoluta urgenza il trasferimento del detenuto marocchino”ai sensi della circolare GDAP 10/10/2018.0316870.U del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria”. Inoltre il sindacato, nel medio termine, chiede anche”una soluzione definitiva del problema, che non può che passare attraverso la riapertura di Istituti per la cura di detenuti psichiatrici che, superando le criticità che hanno portato a chiudere gli OPG, favoriscano il ripristino di condizioni lavorative dignitose e sicure per il personale in divisa”.

Altro punto fondamentale su cui il Sinappe vorrebbe un intervento da parte del governo è quello legato alle dotazione di strumenti che andrebbero rivisti per permettere di rispondere ”alle offese dei detenuti per evitare il continuo ripetersi di aggressioni ed eventi critici di ogni genere e di tornare ad investire nella formazione del personale”.

Vanno rimandato a casa propria. Lì devono scontare le pene. Oppure bisogna lasciarli nelle celle quando appiccano gli incendi.

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