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domenica 22 settembre 2019

Inciucio in Umbria, Di Maolo gela Di Maio. Sms: “Candidarmi con PD e M5S? Ma non ci penso proprio”


Sembrava dovesse essere lei il volto nuovo, e un po’ a sorpresa, capace di incollare i pezzi del Pd umbro assieme al Movimento Cinque Stelle. Invece Francesca Di Maolo, a meno di sorprese dell’ultima ora, non sarà la candidata presidente dell’Umbria alle prossime elezioni del prossimo 27 ottobre.

Manca ancora l’ufficialità, certo. E in un periodo politico dove i due acerrimi nemici (Pd e M5S) riescono a trovare la quadra per governare assieme l’Italia e per sfidare il centrodestra alle regionali, è bene non dire “gatto” finché non lo hai “nel sacco”. Ma chi in queste ore ha potuto sentire la presidente dell’Istituto Serafico di Assisi assicura che non è affatto intenzionata a gettarsi nell’agone politico. Tutt’altro. In un sms di cui IlGiornale.it è venuto a conoscenza, infatti, la Di Maolo ha chiuso la porta ad ogni possibile candidatura digitando un definitivo “non ci penso proprio”.

Di qualità la presidente dell’Istituto Serafico ne ha diverse, ma l’esperienza politica le manca. E in un momento in cui nel Pd locale è in corso una lotta intestina, non sarebbe certo cosa semplice districarsi nel marasma elettorale. Se poi venisse eletta (la vittoria non è certo scontata), dovrebbe pure gestire il difficile rapporto tra grillini e piddini. Il rischio insomma è rimanerci impallinata. Non è un caso se molte persone a lei vicine, anche all’interno dell’Istituto, da giorni si chiedono: “Ma chi glielo fa fare?”.

In fondo la Di Maolo dal 2013 è alla guida di un istituto di eccellenza per bambini e ragazzi con disabilità fisiche, psichiche e sensoriali. Gli impegni certo non ne le mancano. Inoltre ha diversi incarichi cui dovrebbe rinunciare in caso di elezione a presidente o a consigliera regionale. Insomma: “Chi glielo fa fare?”.

Una risposta ci sarebbe. Il mondo cattolico, cui è molto legata, la vedrebbe bene alla guida della regione. Tanto che ieri, parlando con i giornalisti, la Di Maolo aveva lasciato uno spiraglio aperto. Ai cronisti aveva sussurrato che questa “è l’ora di riflettere”, poi però nella tarda mattinata di oggi avrebbe comunicato la decisione (negativa) ai vertici di M5S e Pd.

Per Di Maio e Zingaretti si mette male. La piattaforma Rousseau ha dato il via libera al “patto civico” che ricalchi l’esperienza del Conte Bis. Ma alle buone intenzioni non sono per ora seguiti accordi concreti. Mancano sei giorni alla presentazione delle liste e un nome che possa mettere d’accordo tutti va trovato in fretta. L’idea di puntare sul “cattolicesimo progressista” aveva stuzzicato sia piddini che dem, ma il nome di Di Maolo non ha funzionato.

Cosa fare adesso? “Anche Di Maolo rifiuta la candidatura – ha scritto sui social il candidato civico, già scelto dal Pd, Andrea Fora – A questo punto è chiaro che c’è qualcosa che non va e che deve essere risolta al più presto”. Senza contare che ieri mattina pure il primo cittadino di Assisi Stefania Proietti, indicata da Di Maio, si è sfilata dalla corsa preferendo rimanere “a fare il sindaco” della città di San Francesco. Le pene dei giallorossi fanno gongolare Salvini (e il centrodestra): “Pd e grillini prendono in giro gli umbri – ha detto – cambiano ogni giorno squadra e candidati. Una vergogna senza precedenti”.

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