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domenica 16 settembre 2018

Chiudere i negozi la domenica divide in 2 il paese


La proposta di Luigi Di Maio, che i negozi chiudano la domenica per legge, ha messo in causa i commercianti e gli utenti, mentre i sindacati lo applaudono.

"Siamo contrari alla chiusura degli affari la domenica, perché oltre a nuocere ai cittadini che approfittano di questa giornata per effettuare l'acquisto, penalizzano anche le imprese che in alcuni comuni fanno soldi durante il fine settimana", ha detto l'avvocato EFE Carlo Rienzi, presidente dell'associazione consumatori Codacons.

Nella stessa linea il presidente di Federdistribuzione, l'associazione che riunisce le società di distribuzione, Claudio Gradara, ha affermato che "la domenica è già il secondo giorno della settimana, dopo sabato, in cui molti negozi entrano di più" e per sia "imporre per legge la chiusura domenicale avrebbe un effetto negativo sul consumo".

Di Maio, ha detto che entro la fine dell'anno il governo  imporrà la chiusura di i centri commerciali e d'affari la domenica e i giorni festivi.

Il progetto prevede che ci sarà sempre un numero minimo di negozi aperti per effettuare acquisti: "Ci sarà un meccanismo di rotazione che permetterà di aprire il 25% dei negozi in turni", ha affermato.

Se approvata, la legge metterebbe fine alla liberalizzazione dei programmi approvati nel 2011 durante il governo di Mario Monti, che autorizza da allora i negozi a decidere se aprire la domenica e nei giorni festivi e in quale fascia oraria.

Per Di Maio, è necessario regolare gli orari di apertura e chiusura e un controllo sui negozi che aprono la domenica e nei giorni festivi, in modo che la libertà delle ore smetta di ferire le famiglie italiane.

Questa proposta non ha finito di convincere il suo partner nel governo, la Lega, e il ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, ha valutato che le città più turistiche dovrebbero essere escluse, in cui la domenica è un giorno importante di reddito .

In ogni caso, il suggerimento di Di Maio è caduto come una brocca di acqua fredda per le associazioni di commercianti e utenti, che hanno accusato il governo.

Il presidente di Federdistribuzione sostiene che la misura mette a rischio tra 30.000 e 40.000 posti di lavoro e genererà perdite per il settore del commercio, perché "circa 12 milioni di italiani effettuano l'acquisto la domenica".

In questo senso, Gradara ritiene che proibire l'apertura gratuita di domenica sarà "un regalo per il commercio digitale, un settore che sta già crescendo e ha maggiori vantaggi delle vendite fisiche".

Il presidente di Codacons, che avverte che gli acquisti non cesseranno la domenica, ma passeranno dai negozi fisici alle "piattaforme digitali che offrono beni giorno e notte", così che alla fine il commercio italiano sarà il grande perdente

Il delegato delle politiche commerciali della Confederazione generale delle imprese italiana (Confcommercio), Enrico Postacchini, vede una riflessione positiva, ma respinge la chiusura della maggioranza.

L'intenzione è quella di avere controlli che impediscano ai dipendenti che lavorano di domenica di caricare in nero e di garantire condizioni di lavoro buone.

La critica è arrivata ai partiti di opposizione e l'ex Primo Ministro Matteo Renzi ha affermato che "forzare tutti i negozi a chiudere domenica" porterà solo "un aumento dei licenziamenti".

Da Forza Italia, Giovanni Toti ha sostenuto che gli operatori del commercio dovrebbero essere in grado di lavorare di domenica, proprio come le altre professioni.

D'altra parte, i piccoli commercianti vedono la misura come positiva a causa delle loro difficoltà nel competere con i grandi magazzini, e anche i rappresentanti dei lavoratori.

Il segretario generale dell'unione Filcams-Cgil, Maria Grazia Gabrielli, difende imponendo un limite all'apertura delle imprese che, negli ultimi anni, "hanno sconvolto il settore e la vita dei lavoratori del commercio".

Baldaccini Daniele
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