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lunedì 1 febbraio 2021

Altro che l’interesse degli italiani, è solo una becera spartizione di poltrone: la caccia al ministero e iniziata, i nomi





Di Luca Sablone – È stato convocato per questa mattina il tavolo di confronto tra le forze giallorosse per tentare di trovare una sintesi su quello che sarà il cronoprogramma per portare la legislatura al termine naturale nel 2023. L’esploratore Roberto Fico domani dovrà portare un risultato solido al Quirinale, dove riferirà al presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’esito del giro di consultazioni che ha coinvolto solamente i partiti disposti a formare un nuovo esecutivo sulla scia di quello precedente. La crisi di governo non ha ancora trovato la via d’uscita e si teme che i tempi possano essere ancora lunghi. La linea emersa è quella di parlare prima dei temi e successivamente dei nomi, ma prima o poi arriverà il tempo delle scelte e tra ministri e sottosegretari sono tante le poltrone da spartire.


Le questioni divisive e spinose non mancano: dalla giustizia al Mes passando per il cashback e il reddito di cittadinanza, il rischio è che già oggi possano emergere profonde divergenze in grado di far saltare tutto. Cosa accadrebbe in questo caso? Italia Viva si è detta disponibile a sostenere un esecutivo istituzionale, mentre Movimento 5 Stelle e Partito democratico continuano a ripetere che o verrà confermato Giuseppe Conte a Palazzo Chigi o l’alternativa saranno le elezioni. Ma come sappiamo i renziani, seppur non abbiano posto un vero e proprio veto nei confronti dell’avvocato, di certo non lo vedono di buon occhio e sono pronti a scartarlo quando (e se) toccherà decidere il capo della maggioranza.

Il totoministri

Economia, Istruzione, Infrastrutture e Lavoro: sarebbero queste le quattro ipotesi avanzate da Matteo Renzi nel corso del colloquio con il presidente della Camera, a cui avrebbe chiesto almeno 2 Ministeri. Nel mirino di Iv è finito Roberto Gualtieri, anche se gli alleati hanno già messo le mani avanti: “L’Economia ad un partito che vale il 2%? Non se ne parla“. Per il momento non sono spuntate figure politiche che potrebbero finire al Mef, mentre circolano i nomi di Fabio Panetta (ex direttore generale della Banca d’Italia e membro del Comitato esecutivo della Bce) e di Ernesto Maria Ruffini (direttore dell’Agenzia delle Entrate).

A forte rischio Alfonso Bonafede, la cui relazione avrebbe fatto cadere i giallorossi al Senato se Conte non si fosse dimesso prima. L’attuale ministro della Giustizia potrebbe diventare capogruppo del M5S per essere sostituito da Sabino Cassese (giudice emerito della Corte costituzionale), Francesco Greco (procuratore di Milano), Marta Cartabia (ex presidente della Consulta) o Andrea Orlando del Pd. In realtà, secondo un retroscena pubblicato dal Corriere della Sera, il profilo più quotato sembra essere quello di Paola Severino, che fu già Guardasigilli nel governo Monti.

Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti potrebbe essere spacchettato: al primo potrebbe finire Maria Elena Boschi (c’è pure l’opzione Economia); per il secondo sarebbero in corsa il dem Graziano Delrio e il grillino Stefano Buffagni. Al Viminale da non escludere l’approdo del renziano Ettore Rosato. I 5 Stelle rischiano di perdere due ministri: Nunzia Catalfo al Lavoro (si scaldano Andrea Marcucci e Debora Serracchiani) e Lucia Azzolina all’Istruzione (pronta ad entrare Anna Ascani del Partito democratico). A quel punto i pentastellati potrebbero chiedere Giancarlo Cancelleri come ministro del Sud al posto di Giuseppe Provenzano e Alessandro Di Battista, se dovesse rientrare la fronda reazionaria, all’Innovazione o all’Ambiente. Il gruppo degli Europeisti, nato per fare da stampella a Conte, molto probabilmente avrà un dicastero: il regista dell’operazione responsabili Bruno Tabacci potrebbe prendersi quello della Famiglia.

Indubbiamente il Partito democratico è tentato da un’entrata di peso nella squadra di governo. Viene dato quasi per certo l’ingresso di Andrea Orlando, che davanti ha ben tre strade percorribili: vicepremier, ministro della Giustizia o sottosegretario con delega al Recovery Fund. Circola con insistenza il nome di Goffredo Bettini come possibile sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.



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