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venerdì 25 ottobre 2019

Migranti, arrestati gli “affaristi” dell’accoglienza: Matteo Salvini li aveva fermati, con il PD sono tornati



“Volontari senza Frontiere”, “Area solidale”, “Amici di Madre Teresa”. Sembrano circoli di beghine, ma stiamo parlando di ‘Ndrangheta. Quelli sono i nomi di associazioni gestite da clan calabresi che operavano a Lodi nel settore dell’ accoglienza, prima che la magistratura scoprisse tutto qualche settimana fa.
Un caso che ormai rappresenta un classico: i delinquenti si mascherano da bravi ragazzi per mettere le mani sui miliardi che gli italiani (loro malgrado) versano nelle casse dello Stato per ospitare decine di migliaia di rifugiati. Un arresto ogni sei giorni: è questa la media con la quale la sola Guardia di Finanza ha colpito le Onlus negli ultimi anni. Con la riapertura dei porti, rischiamo di trovare nelle carceri più presunti benefattori che truffatori, anche se sempre più spesso capita che le due categorie si sovrappongano.

L’ ultimo esempio riguarda il centro Italia. Le Fiamme Gialle ieri mattina hanno arrestato diciotto persone, tra le quali il sindaco di un paese del Molise che pare si fosse speso per assegnare appalti a imprenditori senza scrupoli. Il tutto per riuscire a far assumere alcuni disgraziati parenti. A corromperlo sono stati i soliti filantropi: truccavano i conti per intascare più denaro. E così facendo, avevano ristrutturato una villa con campo da tennis dove allenare il proprio gioco a rete.

Si guadagnava bene con gli africani, tanto da permettersi l’ acquisto di auto di lusso. Qualcuno della banda poi ha esagerato, mettendo direttamente sul conto di un centro profughi le spese per il compleanno di un ragazzino. Ed è partita l’ inchiesta.

METODO COLLAUDATO – Si tratta di una truffa molto comune, come abbiamo iniziato ad apprendere proprio dalla celebre indagine sulla cosiddetta Mafia Capitale (che in realtà mafia non era, ma questa è un’ altra storia). Nel 2014 Salvatore Buzzi, beniamino del Pd romano, in una telefonata intercettata ha raccontato una deprimente verità: nel nostro Paese «gli immigrati rendono più della droga». E le cose non sono molto cambiate da allora.

La traccia di questo genere di truffe è più o meno sempre la stessa, tra gare pilotate per ottenere gli appalti e spese gonfiate e per fatturare il più possibile. Esempio: una Coop segnala la presenza di 100 richiedenti asilo e per cento chiede i rimborsi, ma magari ne sta ospitando solo 50. E quei cinquanta li nutre con frattaglie di pollo come facevano alla Caribù di Asti. Un’ associazione che dichiarava di lottare «per un mondo senza disparità, perché ogni bambino merita un sorriso». Poi sono state pubblicate le registrazioni effettuate dagli inquirenti, nelle quali un’ addetta raccontava i suoi “bisticci” con gli ospiti: «L’ ho preso per i capelli, gli ho tirato un calcio nelle giunture delle gambe, si è inginocchiato da solo. Gli ho detto “Vai a cambiarti, va, che adesso ti faccio diventare bianco”».

Pure razzisti questi benefattori Riguardo agli appalti, invece, è curiosa la storia di una cooperativa di Trapani, la Connecting people, che nel 2011 vinse una gara in Friuli Venezia-Giulia. Trionfò anche se di fatto non risulta aver mai partecipato al bando. La domanda era stata smarrita. Eppure ha sbaragliato la concorrenza. Gente scaltra.

Il metodo più semplice per lucrare, comunque, è molto più banale: risparmiare su strutture e cibo, dando alimenti avariati in pasto agli stranieri e facendoli dormire in camerate stile lager libico. Sono cose successe decine di volte. Ma ci sono associazioni più spicce, che badano al fatturato. La famosa Stella Maris, per esempio, che sfruttando i flussi di arrivi da Lampedusa aveva messo in piedi un’ organizzazione che ricorda i campi di cotone dell’ Alabama.

TORTA CHE FA GOLA – Molti dei rifugiati, perfino minorenni, venivano abusivamente utilizzati come manovali edili nella struttura alberghiera e nella preparazione per la stagione estiva del vicino lido balneare. Il tutto succedeva in Calabria, regione di Mimmo Lucano, il sindaco del celebre “modello Riace”. Il sindaco voleva aprire le porte del suo Comune a tutto il terzo Mondo. Ed è finito sotto indagine. Parliamo di un nemico giurato di Salvini. E per capire il motivo basta leggere un dato: nel 2018 la riduzione dell’ 80% dei migranti illegali giunti in Italia ha permesso al bilancio statale di risparmiare 1,6 miliardi di euro.

Tutti soldi che sarebbero immancabilmente finiti nelle casse delle tante Onlus. Gli sbarchi, tuttavia, sono di nuovo in aumento e il nuovo ministro dell’ Interno, Luciana Lamorgese, non sembra troppo preoccupata dal fenomeno. Il governo, abbiamo appreso ieri durante un’ audizione alla Camera, reagirà raddoppiando la capienza del centro profughi di Lampedusa. Porti aperti, tutti dentro. Alla Guardia di Finanza nei prossimi anni non mancherà il lavoro.

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