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sabato 26 ottobre 2019

L’Ong tedesca Alan Kurdi sfida la Guardia Costiera libica: i militari aprono il fuoco contro l’equipaggio



L’allarme è arrivato nelle scorse ore direttamente dagli account social di altre Ong: la nave Alan Kurdi, appartenente all’organizzazione non governativa tedesca Sea Eye, è sotto la minaccia della Guardia costiera libica. A renderlo noto per primo è il network telefonico Alarm Phone, seguito dalla Sea Watch, altra Ong tedesca: “L’equipaggio di Alan Kurdi è in questo momento minacciato con armi da fuoco dalla Guardia costiera libica – si legge sulla pagina di Sea Watch Italia – Diciassette persone dell’equipaggio e 92 migranti sono in grave pericolo a causa dell’alleanza tra Libia ed Europa”.

Tutto è iniziato nelle scorse ore, quando la nave Alan Kurdi ha intercettato un barcone con quasi 100 migranti a bordo in acque non lontane dalle coste libiche. Per Tripoli, si tratterebbe di uno specchio d’acqua di propria competenza, per questo ad intervenire è stata anche la locale Guardia Costiera.

Al momento non è apparsa molto chiara la dinamica, probabilmente i libici hanno chiesto all’Ong tedesca di non occuparsi del salvataggio e di lasciare l’onere ai propri uomini. Una richiesta che, evidentemente, adesso viene perpetuata anche con la minaccia delle armi.

A quanto pare, nessun migrante al momento dell’arrivo della Guardia Costiera libica era a bordo della Alan Kurdi, il tentativo degli uomini di Tripoli sarebbe proprio quello di evitare il trasbordo per prendere in consegna i 92 migranti.

A confermarlo è anche il tweet di un’altra Ong, questa volta l’italiana Mediterranea Saving Humans: “La #AlanKurdi sta venendo minacciata in questo momento dalla Guardia Costiera libica con l’utilizzo di armi da fuoco – si legge sulla pagina dell’organizzazione – Le navi libiche hanno circondato la nave per impedire il salvataggio di 92 vite, alcune persone in acqua, con 17 membri dell’equipaggio stanno rischiando la vita”.

Da Tripoli per il momento non sono arrivate né dichiarazioni e né comunicati ufficiali. Non sarebbe comunque la prima volta, già in passato Ong e guardia costiera libica sono entrate in contrasto per il trasbordo di migranti in difficoltà in acque di competenza delle autorità del paese africano.

Nodo della discordia riguarda soprattutto il fatto che le Ong non hanno mai accettato i porti libici come destinazione dei barconi, né tanto meno hanno considerato affidabile la Guardia Costiera libica. Questo alla luce anche di inchieste ed atti delle stesse Nazioni Unite, le quali in più casi hanno accertato una certa simbiosi tra militari libici e trafficanti.

Il caso Bija ad esempio, inerente la presenza del trafficante libico noto con quel nome in Italia nel 2017, è soltanto l’ultimo di una lunga serie di episodi che hanno coinvolto la Guardia Costiera di Tripoli.

Da parte delle Ong, adesso si fa appello affinché la Alan Kurdi venga messa nelle condizioni di trasbordare i 92 migranti. L’episodio avviene in una fase cruciale, contraddistinto soprattutto dal dialogo interno al governo italiano sulla possibilità o meno di rinnovare gli accordi tra Roma e Tripoli e la conseguente collaborazione con la Guardia Costiera libica

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