Matteo Salvini, in mezzo al solito capannello di giornalisti, ha il volto stanco e la zazzera fuori posto. La partita a scacchi che sta disputando si fa più dura giorno dopo giorno. Mossa dopo mossa. Ieri, per esempio, mentre tutti erano pronti a raccogliere le dimissioni della delegazione leghista dal governo (un modo per mettere Conte davanti alla crisi ben prima del voto di sfiducia), ecco la svolta: «Sono pronto a raccogliere la sfida - ha detto Salvini in aula al Senato - la Lega è pronta a votare anche domani il taglio dei 345 parlamentari. Poi però subito al voto».
Piano strategico- Un cambio di strategia che ha sparigliato le carte e che ha come obiettivo principale quello di raffreddare l' asse Renzi-M5S e riallacciare un' interlocuzione con Di Maio per costringere il premier Conte a dimettersi prima del voto di sfiducia calendarizzato per il 20. Il piano sarebbe questo: congelamento delle dimissioni della delegazione leghista al governo e poi se il Movimento Cinquestelle non vuole perdere la faccia davanti agli elettori, non potrà dire di no alla mano tesa di Salvini (si spiega così il palese nervosismo di Di Maio in serata); per contro la Lega, che non ritirerà la mozione di sfiducia, chiede ai vertici dei Cinquestelle di convincere Giuseppe Conte a presentarsi in aula dimissionario, facendo così saltare quel voto che potrebbe far nascere una strana alleanza tra Cinquestelle, Partito democratico e Leu. La stessa che ieri al Senato ha bocciato la mozione della Lega di discutere oggi la sfiducia al premier.
Del resto il taglio dei parlamentari è una riforma costituzionale che va votata dal Parlamento, mica dal Consiglio dei ministri. Quindi, dicono i leghisti, si potrebbe votare il taglio, far passare i tempi tecnici per far entrare in vigore la riforma (circa tre mesi) e nel frattempo convocare i comizi elettorali e andare al voto il 20 o il 27 di ottobre. Il tutto senza un governo in carica. Quella di Salvini è ovviamente una mossa che difficilmente potrà essere raccolta dal Pd.
La ricomparsa di Renzi, che alcuni leghisti indicano come «la mossa della disperazione che però ha rimischiato le carte in Parlamento» (quasi a far capire che, sotto sotto, un accordo tra Salvini e Zingaretti per il voto subito c' era eccome) ha «costretto» Salvini a giocare al rialzo. Ma la scelta del 22 agosto per calendarizzare il voto sul taglio dei parlamentari, viene vista da alcuni suoi consiglieri come «un capolavoro», perché avrebbe messo in scacco i grillini, che ora dovranno accelerare per convincere Conte a dimettersi prima della sfiducia.
Rispetto per il Quirinale- In serata Salvini è tornato a parlare ai suoi fan: «Sto ricevendo centinaia di messaggi di incoraggiamento sulla linea decisa oggi (ieri, ndr) sul taglio dei parlamentari ed elezioni il prima possibile per il bene del Paese e ne sono felice. Nel pieno rispetto delle prerogative del Quirinale - ha proseguito il vice premier - conto che gli italiani possano eleggere il nuovo Parlamento che dia vita a un governo in grado di far ripartire il Paese».
Oggi intanto il Capitano sarà a Genova dove parteciperà alle commemorazioni per il crollo del ponte Morandi e dove potrà incrociare Giovanni Toti, uno dei possibili alleati nella prossima campagna elettorale. Già, perché rumors insistenti, sostengono che il vertice a Palazzo Grazioli in programma ieri sia saltato non solo per l' assenza di Giorgia Meloni, ma anche per le richieste giudicate «eccessive» di alcuni esponenti di Forza Italia.
La politica è sudiciume, bisogna avere uno stomaco come i becchini, come i medici che fanno gli esami sui cadaveri. Le persone oneste, non ne sono capaci.
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