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domenica 31 marzo 2019
Nulla di nuovo: nel corteo d’odio contro le famiglie di sinistra e femministe si augura la morte a Salvini
Non si capisce cosa voglia dire quella ragazza con il dito medio alzato al cielo, mentre l’amica le fa una foto davanti il Palazzo della Gran Guardia a Verona, la sede scelta per il XIII Congresso della Famiglia. Il Wcf. E non si capisce no. Messa al mondo da padre e madre.
Come tutti gli altri. Allora ieri a Verona è andata in scena la contro-protesta. La manifestazione delle femministe di «Non una di meno». La manifestazione della sinistra. Di quella sinistra che rinnega la famiglia, che odia la vita, che predica uguaglianza pace amore e libertà e poi grida nelle piazze. Lancia fumogeni, bestemmia, schernisce i poliziotti e augura la morte alle persone. «Salvini, Salvini, speriamo tu muoia», gridavano in coro. «Poliziotti, poliziotti ma che ci state a fare se a casa ci sono i piatti da lavare». Gridavano così davanti a quegli schieramenti di poliziotti, militari e carabinieri messi lì apposta per loro.
Perché a difendere la famiglia si rischia il linciaggio. Donne travestite di fucsia, rosa, lilla. Uomini che al collo indossano il foulard della pace. Donne con i volti dipinti di cuoricini che reclamavano i diritti gridando al mondo che l’utero è il loro e ci fanno quello che vogliono. «Obietta obietta, obietta su sta fregna», gridavano le femministe in coro. Oppure «l’utero è mio», seguito da una bestemmia in rima. E così con megafono alla mano, striscioni, bandiere, chi mezzo nudo, chi sopra i furgoni ha preso e ha marciato in coro.
Pure i bambini. Sì mettiamoci pure loro, vittime di questa ostentazione. Bambini fatti fotografare con le scritte «No nera. No lesbica. No etero. Sì umana». E così alle 14.30 sono partiti da Verona stazione Porta Nuova e si sono diretti verso Palazzo della Gran Guardia. Erano circa 20mila, provenienti da tutta Italia. «Noi veniamo da Alessandria», ci dice una coppia con la spilla della Cgil. Varie le associazioni presenti. Da Amnesty International, alla Mariposa di Milano, fino ai Sentinelli. Questi che affissi al collo avevano cartelli con scritto «sono Bin Laden, Bussetti perché non hai invitato anche me?».
Questi i laici e gli antifascisti. Oppure «siamo le streghe che non avete bruciato». Nei parcheggi, secondo le stime di questura e polizia municipale, c’erano almeno 140 pullman, senza contare tutti quelli arrivati in treni o in auto. Poi una volta giunti vicino al palazzo della Gran Guardia hanno preso megafoni in mano e hanno iniziato a unire i cori. A lanciare fumogeni. A lanciare assorbenti e bottigliette vuote. A colorare gli assorbenti interni di rosa. Hanno reclamato tutto il loro odio contro i fascisti, contro Salvini, contro il potere e hanno esaurito la loro triste comparsa con uno striscione: «Un orgasmo vi seppellirà».
Ma già al mattino avevano iniziato. Una coppia gay gridava con uno spagnolo difensore della famiglia tradizionale. E mentre un gruppo di femministe intonava «Bella Ciao» tenendo in mano uno striscione con scritto «Sui nostri corpi decidiamo noi», nella stessa piazza il coordinatore veronese di Forza Nuova annunciava la costituzione del comitato per «abrogare la legge 194». Qui, a pochi metri da dove padri e madri sedevano ai tavolini dei bar, portando a passeggio i figli.
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